Cenni Storici
"Com'è Cristo tè réspété ma come lègno me tè scèpé". Questa frase attribuita ad un alfianellese dei secoli scorsi che aveva fatto a pezzi un crocefisso per procurarsi della legna da ardere, ha addossato l'appellativo di "Brusacrist" agli abitanti dei paese, attributo che ha resistito per molto tempo. Si tratta di un presunto spirito dissacrante che trova conferma nella storia di Alfianello solo in periodi di crisi profonda, come del resto appare nella crescita di tutti i paesi. Notiamo, al contrario, nel corso dei secoli, un profondo attaccamento alle immagini sacre che risale ad una antica tradizione di origine pagana.
La Chiesa non ha cercato di combattere "Ipso facto" questa consuetudine, ma l'ha trasformata adattandola al nuovo spirito cristiano della religione. Di conseguenza i vecchi Lari sono stati sostituiti con immagini sacre della nuova religione, la cui profonda diffusione e difesa ad oltranza testimonia l'attaccamento dei popolo verso questa forma di manifestazione religiosa. Più che aspetti dissacranti nella nostra tradizione troviamo atteggiamenti d'ispirazione pagana difficile da sradicare. Se il nostro processo storico è stato caratterizzato da culture di provenienza pagana, tutto ciò è dovuto alla nostra origine che risale al periodo della romanizzazione dei territorio bresciano incominciata nell'89 a.C. e durata fino al 476. 1 Romani occupano il nostro territorio già abitato dai Galli e cercano pazientemente di realizzare una politica che si articola in due punti fondamentali: fare delle città padane i centri propulsivi dell'assimilazione romana; fare della campagna un motivo di incentivazione e rivalorizzazione della classe agricola su basi economiche più agiate, mirando anche ad un rilevante popolamento. Il primo obiettivo era in sintonia con la tradizione romana della città centro propulsore della vita politica e nucleo accentratore della pubblica amministrazione, in contrasto con il decentramento gallico che lasciava piena autonomia ai singoli villaggi. Il secondo obiettivo riguardava il potenziamento della piccola proprietà contadina, intesa a fare del soldato congedato un colono attaccato alla terra. Su questo itinerario si sviluppò la romanizzazione del nostro territorio: il municipio di Brescia corrispondeva all'attuale provincia. Nel capoluogo avevano sede gli uffici amministrativi il governo, mentre nelle campagne oltre alle case coloniche i cittadini di più elevata situazione economica costruivano ville, allargavano le proprietà fondiarie acquistando terreni dai coloni e facendoli lavorare dagli Schiavi. Il fenomeno delle ville andò sempre aumentando e fini col dar luogo ai latifondi.
Il trasporto di merci di grande peso si faceva per via d'acqua.
Il regime dei fiumi, la situazione dei fondali, era allora più favorevole di oggi al passaggio dei natanti di notevole portata. La merce pesante era indispensabile al sistema di costruzione dei romani; basti pensare ai blocchi di marmo di Botticino o rosso veronese per le costruzioni di ville di interesse pubblico o privato, oppure al frequente impiego della trachite per la lastricazione delle strade: questi materiali infatti erano normalmente trasportati con imbarcazioni lungo fiumi, tirate da animali o da uomini. Lo stesso fenomeno accadeva per i mattoni usati per la costruzione dei ponti che i romani cominciavano a progettare secondo una tecnica nella quale erano maestri. Lo sfruttamento agricolo di alcune località della Bassa è dovuto al giureconsulto Alfeno Varo. al quale fu affidato l'incarico di confiscare le terre, provvedere alla centuriazione e distribuirle al soldati in congedo. Il nome di Alfianello proviene da questo console romano di origine cremonese. Alfeno Varo ricevuto l'incarico si costruì una villa nei pressi del Lusignolo. ove il fiumicello sbocca nel Mella.
Recentemente sono stati trovati dei reperti, costituiti da pezzi di botticino vasellame che provano la verità su quanto affermato nella corrispondenza dell'illustre cremonese e quindi avvalorano anche l'autenticità delle opere di centuriazione effettuate. Il suo spazio d'azione comprendeva gli attuali territori di Pontevico Alfianello, Pralboino, Milzano e Regona. Quanto terreno abbia confiscato non ci è dato di sapere, data la scarsità dei documenti, e quindi sulla centuriazione nei nostri paesi abbiamo solo notizie di carattere generale. Sappiamo che il complesso lavoro di tracciato veniva effettuato dagli agromensori, che usavano speciali strumenti, tra i quali è famosa la groma. Era questa una croce a quattro bracci uguali con alle estremità quattro fili a piombo fra loro. Fissata al suolo, girava sopra un perno e consentiva il tracciato di copie di linee tra loro perpendicolari e sulle distanze stabilite. Effettuata la centuriazione, ogni centuria aveva una superficie di circa 160.000 mq. e costituiva la dotazione dei colono coltivatore diretto. Si procedeva poi a fondere nel bronzo una duplice pianta topografica, una da conservare presso la colonia e l'altra da inviare a Roma. Sappiamo con esattezza che durante la permanenza del console Alfeno nascono i due villaggi di Alfianello e di Alfiano i cui nomi sono legati al loro fondatore. Forse il Console romano intendeva dare vita ad un'unica comunità in diretta comunicazione per mezzo di un ponte di barche, come avverrà più tardi durante il periodo longobardo quando passeranno in proprietà ad un funzionario di Stato, un certo Gisulgo sovrintendente alle strade pubbliche. Nell'VIII secolo tutto il territorio di Alfianello passa nelle mani di due monasteri benedettini: l'Abbazia di Leno e il monastero femminile di S. Salvatore di Brescia. Inizia la grande opera di bonifica che si protrarrà per alcuni secoli. Dopo il Mille quando le due istituzioni benedettine incominciarono ad avvertire i primi sintomi di quella crisi che le porterà poi alla completa decadenza, ecco affacciarsi sulla scena il primo carosello di nuovi proprietari. Fanno la loro comparsa i Luzzago, gli Avogadro, gli Emili, i Callisto, i Crotto, i Buda, i Calino e numerosi altri. In questa lotta tra giganti resistono per alcuni secoli anche dei piccoli coltivatori che saranno schiacciati definitivamente nel secolo XVIII con l'avvento dei Martinengo, dei Pavoni, dei Gambara. Fino al secolo XVII il paese ha risentito i benefici effetti di una economia mista: agricoltura e commercio. Quest'ultimo incentivato dal funzionamento dei porto sull'Oglio che favoriva lo scambio di merci con paesi lontani ed il conseguente afflusso di commercianti e di denaro. L'organizzazione della società civile e la prima impronta educativa sono legate al sorgere della Parrocchia che inizia la sua attività nella prima metà dei XVI secolo, ma che si presenta con la massima efficienza solo dopo il Concilio di Trento. La costruzione della chiesa parrocchiale avvenuta tra il 1595 ed il 1610 su progetto dei mastro costruttore Gian Antonio Avanzi, lo stesso progettista della Chiesa di Milzano e Bassano e l'avvento di un clero più preparato, sono la premessa di una nuova società. Nel secolo successivo ed in seguito alla definitiva chiusura dei porto sull'Oglio che aveva per lungo tempo favorito un notevole sviluppo commerciale, tutta l'attività del paese si concentra nell'agricoltura, gestita da grossi proprietari. Di conseguenza si forma una classe sociale di lavoratori della terra, legati alle fortune del fondo ed in lotta per la sopravvivenza.
La campana che richiamerà a raccolta le masse per una riscossa generale si farà attendere per molto tempo e bisognerà aspettare la formazione dei primi movimenti rivoluzionari nella seconda metà dei XIX secolo. La trasformazione delle classi sociali in tutti i paesi della Bassa Bresciana è legata ad un dato obiettivo: l'evoluzione delle condizioni dell'agricoltura. Ad un periodo di conduzione tradizionale durata fino al 1880 seguì un momento di crisi dei mercato agrario per la concorrenza del grano e della seta giapponese, che posero in difficoltà la produzione di due tipici prodotti, il grano ed il bozzolo. Gli imprenditori cercarono rimedio nello sviluppo tecnico e nella coltivazione razionale dei terreni. Favoriti da opere di pubblica utilità. come la costruzione di canali di irrigazione, contratti di affitto a prezzi modici, crediti a basso tasso per lo sviluppo agricolo, abbandonarono la conduzione a tipo patriarcale e avviarono un lento lavoro verso l'industrializzazione dell'azienda, I nuovi imprenditori, venuti dal Comasco o dal Cremonese per impiegare da noi i capitali accumulati in attività industriali o commerciali. aumentarono la coltivazione a prato che favori l'allevamento dei bestiame e l'industria lattiero casearia così che subirono flessione il prodotto cereale e la coltivazione dei lino meno redditizi. Si forma quindi una nuova classe imprenditoriale, favorita dalla neutralità dei governi nei confronti dei conflitti di lavoro. Ma quasi contemporaneamente si scuote anche il mondo dei lavoro. Le prime agitazioni socialiste dopo il 1880, le leghe cattoliche agli inizi del XX secolo rappresentano l'alba di quel periodo difficile, ma radioso che porterà le grandi masse in pochi decenni a prendersi in mano la loro storia. Alfianello, Gambara, Gottolengo sono i paesi ove lo scontro è più forte e non trova mediazione. Si arriva a stento a contratti comunali, dopo lunghi scioperi ed estenuanti trattative condotte un po' ovunque dal sindacato. Le cronache dei tempo ed anche gli atti dei consigli comunali sono densi di resoconti, ove appare un padronato intransigente e rappresentanti sindacali non ancora preparati per condurre con efficacia una grande battaglia di trasformazione sociale. L'azienda agricola appare all'orizzonte di questa storia, rivelando che essa non sì pone solo come luogo di lavoro produttivo ma anche come fenomeno umano. Durante gli scioperi nel corso dei quali molti contadini vengono arrestati dai carabinieri, essa assume l'aspetto teatrale del Diverbio. Nei tempi della contestazione raccoglie i contrasti le opposizioni, i risentimenti, vede anche lo scorrere del sangue umano. Essa è l'anfiteatro ove si svolgono le lotte sociali, ove cresce l'uomo moderno consapevole della sua dignità, deciso alla emancipazione da uno stato di inferiorità che caratterizzò a lungo la condizione degli uomini dì campagna. Il paesaggio agricolo ed urbanistico rimane inalterato fino all'inizio della seconda metà dei nostro secolo, stabilmente impostato sull'economia e sull'operosa vita rurale che si svolgeva nelle molte cascine sia di campagna che urbane. Contemporaneamente ad un massiccio esodo di famiglie in cerca di lavoro. inizia una lenta opera di industrializzazione e di ripresa edilizia che pone le basi per una economia mista. Il territorio di Alfianello è attraversato da nord ad est da due rogge di origine cinquecentesca: la Roggia Luzzaga e la Roggia Mandregola. A sud confina con il fiume Ciglio, che ha scritto dal punto di vista commerciale importanti pagine di storia. I vasi irrigui presenti da molti secoli ed altri canali, costruiti dai bonificatori della Bassa fino ai tempi recenti, portano sul territorio una quantità d'acqua che ha dato vita ad una ricca vegetazione anche spontanea.
Lo sviluppo edilizio degli ultimi decenni ha incrementato di oltre un terzo la capacità abitativa dei paese con villette ed abitazioni a schiera. La maestosità del passato attrae l'attenzione con la presenza di antiche cascine, vera proiezione dell'uomo sulla terra, rimaste inalterate sino ad oggi, con la ristrutturazione dei settecentesco palazzo Pavoni, con la villa Bellini (ex-Emili) e con il palazzo Sozzi. La Chiesa parrocchiale (XVI secolo) ricca di opere d'arte, domina il centro storico, formato dal Castello, con la torre civica dei XIII secolo, la più antica della Bassa, lo stabile Piazza ed il palazzo Pavoni, ora sede municipale. Del castello medioevale rimangono le mura fondamentali su cui sono state La chiesa di S. Rocco, dei XVI secolo, costruita in stile romanico con accenni gotici, è ricca di affreschi attribuiti al Cossali. Nelle campagne ,verso l'Oglio sorge il piccolo santuario dei Gavatino , Costruito all'inizio dei '700 e nella cascina Campagnile è stata ricavata una cappella moderna dedicata a S.Chiara.